Dal 2000 a oggi, oltre 180 squadre professionistiche del calcio italiano sono fallite. In media, 7 società ogni anno. La maggior parte in Serie C, ma anche team di categorie maggiori hanno conosciuto questo destino. Perfino in Serie A. Inclusi alcuni club storici: Torino, Fiorentina e Napoli. Alla luce dei numeri, si può dire che il fallimento delle società professionistiche sia un fenomeno tristemente strutturale del calcio italiano. La stagione che sta per concludersi potrebbe far crescere questo numero, viste le difficoltà finanziarie di alcuni team, che potrebbero non disputare il prossimo campionato.
Se dal punto di vista sportivo l’estromissione di una squadra dal campionato di competenza mina la regolarità del torneo, d’altro canto porta con sé conseguenze rilevanti anche sul piano economico. L’impatto non è di poco conto e può variare all’interno di una forbice che va da qualche decina di milioni a diverse centinaia di milioni di euro. Dal punto di vista sociale, non vanno sottovalutate le ricadute della scomparsa di un club professionistico sull’area geografica e sul bacino che rappresenta. Per esempio, con il venir meno dell’attività di una scuola calcio per i bambini e per i giovani. E quindi di importanti spazi di aggregazione giovanile.
Ma perché questo avviene? Quali sono le cause di questo fenomeno? E perché è diventato particolarmente frequente in Italia?